Turning point

Richard Pak

Pursuit

 

 
Stati Uniti, 2003 – 2009
 
Richard Pak ha viaggiato negli Stati Uniti ogni anno, tra il 2003 e il 2009, per realizzare il suo lavoro Pursuit. Ha scelto di focalizzarsi su due Americhe: quella della classe media, che vive il “sogno americano”, universalmente accettato, e quella del “piccolo popolo” ai margini di questo miraggio, che vive nelle sue case mobili sempre immobili, l’America che popola i racconti di Raymond Carver.
 
 
“Pursuit. Il titolo allude alla Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti, che menziona il diritto di tutti alla ‘vita, alla libertà e alla ricerca della felicità’. Perseguirla è sempre possibile, ma raggiungerla sembra più impegnativo. Purtroppo, il ‘sogno americano’ è, per molti individui, un debole miraggio intravisto attraverso gli schermi televisivi. Viaggiando in questo Paese che lo ha affascinato per tanto tempo, il fotografo non si è accontentato di verificare se le immagini mentali generate in lui da varie influenze appartenessero davvero a un’esistenza tangibile. Il suo obiettivo primario è l’esperienza dell’incontro e della vicinanza con l’altro, per condurci nel cuore di una finzione modellata sulla vita reale: una storia la cui fonte è autobiografica, come si evince dalla cronaca da lui scritta di questi incontri, racchiusa nella raccolta ‘Per favore, ritorna’. Anche i temi sono carveriani, il fotografo non nasconde di essere un appassionato delle narrazioni dello scrittore americano che lo ha ispirato, così come di quelle di John Fante e Truman Capote. La coppia, la separazione, la dipendenza sono i leitmotiv di questa narrazione a più livelli, intessuta di un immaginario che è chiaramente americano nella sua forma più riconoscibile.”
Emmanuel Madec
 
(Estratto da un testo scritto da Emmanuel Madec per la mostra Pursuit alla Galerie Le Lieu, Lorient, 2010)