Turning point

Michael Ackerman

End Time City

 

 
Benares, India 1993 – 1997
 

All’età di 25 anni Michael Ackerman scoprì per la prima volta l’India. Accadde per caso, nel 1993, nel suo viaggio di ritorno dalle Filippine dove era andato a fotografare i riti della settimana santa. Rimase così coinvolto emotivamente e visivamente durante la sua permanenza a Benares, che, da allora in poi vi tornò ogni anno, fino al 1997. End Time City, pubblicato da Robert Delpire nel 1999, vinse il Prix Nadar e lo consacrò come uno dei grandi talenti nel mondo della fotografia contemporanea per il suo approccio innovativo e radicale. La sua visione allucinata della città sacra di Benares sfugge ogni sorta di esotismo o tentativo di descrizione aneddotica, per interrogare il tempo e la morte con uno sguardo sempre libero, sempre ai limiti del possibile, in grado di integrare formati diversi, coltivando l’oscurità senza mai sprofondare nella disperazione.

 
 
“Michael spinge la fotografia al suo limite, destreggiandosi tra diversi formati, in modo elegante, mai manieristico, con un ritmo potente che permea tutte le immagini: al limite esterno della luce e del contrasto, al limite dell’assunzione di rischi, al limite dell’immagine che non funziona, e anche al limite estremo di dire “io”, di essere presente e di dire la sua in un modo che qualcuno potrebbe scambiare per arroganza, mentre è la generosa onestà di una distanza radicale. Visioni in formato quadrato, rettangolare, panoramico, Benares, ai miei occhi, si ritrae e mi perdo tra il brulicare della gente e le zone di oscurità, la grana esplosa per la troppa luce, una scimmia che volteggia tra i fili, ritrovandomi di fronte ad un cadavere che viene cremato.(…) In definitiva mi ha messo di fronte al tempo, a quella contraddizione degli aspetti temporali dell’esperienza e della fotografia. E, alla fine di questo tempo, a un interrogativo su questa vita, che è ossessionata dall’ineluttabilità della morte. Alla fine dei tempi, in una parola, in una città dove gli uomini e le donne vanno a morire”.
Christian Caujolle

 
(Estratto dal testo di Christian Caujolle per il libro End Time City, prima edizione Nathan/Delpire, Scalo 1999)