Institut Français Napoli
A 36 anni dall’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl, la prima più grande catastrofe tecnologica nella storia dell’umanità, cosa resta di quell’evento?
Il filosofo ambientale Michael Marder, anch’egli vittima indiretta delle radiazioni, e l’artista visuale Anaïs Tondeur, dal 2016, provano a riflettere insieme, significare e simbolizzare l’evento Chernobyl, il cui trauma tuttora non è stato propriamente elaborato.
E lo fanno convocando, come silenti testimoni del trauma vissuto, le piante irradiate che crescono nella zona di Esclusione, quell’area di trenta km intorno al sito dell’ex centrale nucleare dove non vi è quasi più traccia dell’essere umano, uno dei luoghi più radioattivi del pianeta.
Le impronte dirette dei corpi vegetali catturate nei rayogrammi di Anaïs Tondeur sono le registrazioni visibili di una calamità invisibile.
Riflettere sul suolo, sulle piante e sul nostro rapporto con esse nella Chernobyl di oggi, in un mondo sempre più afflitto da guerre geopolitiche, crisi energetiche, alimentari ed economiche, significa coltivare un pensiero che scalzi il dominio antropocentrico. Per Marder e Tondeur, si tratta di coltivare un altro modo di vivere, più in sintonia con la terra.
Possono allora le piante indicarci la via?